La conclusione di un accordo di libero scambio tra l’Unione Europea e gli Stati Uniti sarà una delle priorità dell’Unione europea per il 2015. Può il settore vino trarre beneficio da questo tipo di accordo?

Certamente si. Al giorno d’oggi, gli Stati Uniti sono il nostro più grande mercato nel quale esportare. Il consumo di vino negli Stati Uniti è aumentato significativamente negli ultimi dieci anni ed oggi è il più grande mercato del vino in tutto il mondo.

Nel 2005, l’Unione Europea e gli Stati Uniti firmarono un accordo riguardante vino. E ‘stato un primo passo, ma aveva delle gravi carenze, soprattutto per quanto riguarda la protezione delle nostre indicazioni geografiche (IG). Molte delle nostre denominazioni d’origine, tra le quali alcune, senza ombra di dubbio, prestigiose come lo Champagne, Chianti, Porto, Chablis, Sherry, Borgogna e altre10, vengono considerate dai legislatori degli Stati Uniti come termini “semi-generici”. Un enologo californiano può quindi produrre e commercializzare ‘Champagne californiano’. Questo ha un impatto sicuramente negativo per le nostre quote di mercato e per la fidelizzazione del consumatore e mina il concetto stesso di Indicazione Geografica.

Per quanto riguarda il resto dei nomi dei nostri vini a Indicazione Geografica, sono protetti tramite un sistema di etichettatura gestito dalla’ ‘United States Alcohol and Tobacco Tax and Trade Bureau’. Si tratta quindi di una protezione contro eventuali inganni nei confronti del consumatore e non strettamente una protezione dei nostri diritti di proprietà intellettuale. Per essere meglio protetti negli Stati Uniti, molte Indicazioni Geografiche debbono investire nella registrazione di un marchio. Questa operazione è estremamente costosa e non sempre molto efficace.

L’accordo TTIP rappresenta una reale opportunità per mettere le cose in chiaro su questo importante problema per il nostro settore.

A contrario quali sono i rischi?

Tutti gli accordi nascono da un compromesso. Ciò significa che, in cambio della protezione dei nostri nomi con Indicazione Geografica, negli Stati Uniti potremmo aver bisogno di fare alcune concessioni. Gli Stati Uniti hanno sempre avuto una politica che va contro il riconoscimento delle indicazioni geografiche; è difficile immaginare che faranno un passo nella nostra direzione, senza chiedere nulla in cambio. Possiamo aspettarci alcune richieste relative al nostro settore, ad esempio in materia di pratiche enologiche o termini tradizionali, un altro “pomo della discordia”. Gli Stati Uniti potrebbero cercare concessioni in altri settori. Tuttavia, il rischio più grande che vedo oggi è un “a minima” sul trattato di libero scambio. Gli Stati Uniti non hanno mai discusso seriamente la protezione delle Indicazioni Geografiche con l’UE e dato l’impegno della UE e gli USA per finalizzare rapidamente questo accordo possiamo avere un accordo che non includerà alcun progresso sulla protezione delle IG. Questo non sarebbe accettabile.

Come sta lavorando EFOW con la Commissione e il Parlamento europeo su questo dossier?

EFOW ha condotto per due anni una campagna di informazione e sensibilizzazione tra le istituzioni europee. Il nostro primo obiettivo è stato quello di assicurare l’inclusione della protezione delle Indicazioni Geografiche nel mandato conferito dal Consiglio dei Ministri alla Commissione Europea per l’avvio dei negoziati. Oggi, stiamo lavorando per ottenere l’iscrizione delle indicazioni geografiche nell’accordo finale. Ciò richiede la partecipazione a forum pubblici, gruppi di dialogo civile, conferenze organizzate dai negoziatori dell’Unione europea e degli Stati Uniti, ma anche la comunicazione con la stampa e l’organizzazione di incontri con il commissario Hogan e Malmström e i deputati.

Il “.vin” e la battaglia “.wine” hanno richiamato l’importanza strategica della tutela delle denominazioni di vini per l’UE e per alcune regioni degli Stati Uniti (Napa Valley, Long Island, Oregon, ecc). La protezione delle indicazioni geografiche sulla rete potrà diventare una priorità in tutti i negoziati commerciali?

Sì, tutto lo fa pensare. Fino ad ora i negoziati internazionali si sono concentrati principalmente sul mondo reale (offline) e non hanno prestato sufficiente attenzione al mondo virtuale (online). Tuttavia, negli ultimi anni, con la diffusione delle tecnologie di informazione e di comunicazione, Internet è diventato uno strumento sempre più utilizzato dai consumatori per accedere alle informazioni e per acquistare beni. Per citare alcune cifre, le vendite di vino on-line aumentano del 30% l’anno. Internet potrebbe diventare uno dei nostri maggiori mercati, se non il più grande, nel prossimo futuro.

E ‘quindi essenziale definire le regole di questo nuovo mercato per garantire una concorrenza leale e aperta. I membri di EFOW ritengono che la Commissione europea dovrebbe lanciare un dibattito approfondito in materia e affrontare questa nuova realtà prima che sia troppo tardi e le potenziali opportunità per i nostri produttori saranno occupati da cyber-squatter.

Da: ‘La Champagne Viticole’

Intervista: Jean-Benoit Kremer, Cnaoc

 

EFOW’s President Interview on the TTIP and Geographical Indication wines

The conclusion of a Free Trade Agreement between the EU and the US is one of the EU’s priorities for 2015. Can the wine sector benefit from this agreement?

Yes, certainly. Nowadays, the US is our largest export market. Wine consumption in the US has significantly increased in the last decade and is now the largest wine market in the world.

In 2005, the EU and the US signed a wine agreement. It was a first step but it had serious shortcomings, particularly with regard to the protection of our Geographical Indications (GIs). Many of our wine names, including the most prestigious ones such as Champagne, Chianti, Port, Chablis, Sherry, Burgundy and 10 others, are considered by US lawmakers as ‘semi-generic’ terms. A Californian winemaker can thus produce and market ‘Californian Champagne’. This has a negative impact on our market shares and consumers loyalty and undermines the very concept of GI. As for the rest of our GI wines’ names, they are protected through a labelling system managed by the ‘United States Alcohol and Tobacco Tax and Trade Bureau’. This is therefore a protection against consumer deception and not strictly a protection of our intellectual property rights. In order to be better protected in the United States, many GIs must invest in registering a trade mark. This is expensive and not always very effective. The TTIP agreement represents a real opportunity to put the record straight on this very important issue for our sector.

 A contrario what are the risks?

All agreements rise from a compromise. This means that in return for the protection of our GI names in the US we may need to make some concessions. The United States has always had a policy that goes against the recognition of GIs; it is hardly imaginable that they will take a step in our direction without asking anything in return. We may expect some requests relating to our sector for example on oenological practices or traditional terms – another bone of contention. The US could look for concessions on other sectors. However, the biggest risk that I see today is a a minima free trade agreement. The United States has never discussed GI protection with the EU seriously and given the commitment of the EU and the US to rapidly finalise this agreement we may have an agreement that will not include any advancements on GI protection. That would not be acceptable.

How is EFOW working with the Commission and the European Parliament on this dossier?

EFOW has led for two years an information and awareness raising campaign among European institutions. Our first objective was to ensure the inclusion of GI protection in the mandate given by the Council of Ministers to the European Commission for the launch of the negotiations. Today, we are working to secure the inclusion of GIs in the final agreement. This requires taking part to public forums, civil dialogue groups, conferences organised by the EU and US negotiators, but also the communication with the press and the organisation of meetings with the services of Commissioner Hogan and Malmström and MEPs.

The “.vin” and “.wine” battle recalled the strategic importance of the protection of wine names for the EU and for some US regions (Napa Valley, Long Island, Oregon wine etc). Should the protection of GIs on the Internet become a priority in all trade negotiations?

Yes, it is move forward on this. Up to now international negotiations have mainly focused on the real world (offline) and have not lent enough attention to the virtual world (online). However, in recent years, with the spread of information and communication technologies, the Internet has become an increasingly used tool by consumers to access information and to purchase goods. To quote a few figures, online wine sales have increased by 30% per year. The Internet might become one of our biggest markets if not the biggest in the near future. It is hence essential to define the rules of this new market to ensure a fair and open competition. EFOW’s members believe that the European Commission should launch an in-depth debate on this matter and address this new reality before it is too late and potential opportunities for our producers are occupied by cyber-squatters.

From: ‘La Champagne Viticole’

Interview: Jean-Benoit Kremer, Cnaoc